Prosecco Balbi
Pieve di Soligo, sede del prestigioso Consorzio del Prosecco Superiore, ha il merito di avere contribuito all’affermazione del miglior Prosecco. E 77vintido ha quello di essere riusciti a salvare l’ultimo ettaro di vigna coltivato utilizzando la storica varietà Balbi.
Con la nuova produzione vendemmia 2019, il nostro Balbi Pieve utilizzerà la bottiglia del Consorzio del Prosecco Superiore DOCG di Conegliano Valdobbiadene e una nuova etichetta, nel solco della tradizione.
Con l’occasione, ci è parso opportuno richiamarne qua la storia e le origini.
Le uve del Prosecco
“Se è vero che il Marzemino (passito) non può che essere associato a Refrontolo, il Verdiso a Combai, il Cartizze a Valdobbiadene, il Torchiato a Fregona, qual è il vino tipico associato a Pieve di Soligo?
Parlando di vini meglio sempre partire dall’uva e dalle sue varietà. Sappiamo che il Prosecco si produce utilizzando uve della varietà Glera, che una volta venivano chiamate allo stesso modo del vino e cioè Prosecco.
Tra queste uve spiccava in passato, il “Tondo Balbi”, detto anche prosecco varietà Balbi, dal grappolo spargolo quindi meno produttivo, ma adatto a favorire la presa di luce tra gli acini e quindi maturazione ed aromi. Questo biotipo fu selezionato dal conte Marco Giulio Balbi Valier e ancora oggi ne sopravvivono, per fortuna, alcune coltivazioni residuali. Ma facciamo un passetto indietro nella storia dell’ampelografia veneta.
Furono l’imperatore dell’Austria-Ungheria, succeduto al governo del Lombardo Veneto dopo la caduta di Napoleone e il congresso di Vienna del 1815, a chiedere di formulare un catalogo dei vitigni coltivati nei territori dominati.
Per le colline di Conegliano Valdobbiadene le uve citate nel rapporto erano la Perella, la Pignoletta bianca, la Verdisa lunga e dell’Occhio, la Marzemina nera e la Prosecco. Di quest’ultima venivano individuati due principali tipi:
- Prosecco minuto o slungo: pianta poco vigorosa con tralci dai nodi fitti, grappoli poco alati e lunghi, acini con scorza grossa, piuttosto dolci e di dimensioni ineguali;
- Proseccon o Prosecco tondo: pianta vigorosa con tralci dai nodi fitti e dai grappoli alati e lunghi, acini grossi con scorza dura, ma dolci.
I meriti del Conte
Nel 1861, alcuni anni dopo la nascita dello stato Italiano, fu svolta un’indagine sulle condizioni dell’agricoltura. All’epoca si producevano nel comprensorio di Conegliano Valdobbiadene 25000 ettolitri di Verdiso, 6600 di Bianchetta, 3800 di Boschera e 3200 di Prosecco, che quindi risultava essere ancora un vitigno secondario.
Si può dire in fondo che significativi meriti di aver dato inizio alla moderna storia del Prosecco vadano ascritti al Conte Balbi Valier. Negli anni successivi al 1850 egli aveva isolato e selezionato un clone di Prosecco migliore di quelli esistenti e con sapore tendente all’aromatico e profumi caratteristici di frutta, al quale aveva dato il suo nome.
Il Conte diede alle stampe nel 1868 un libretto composto “Per le auspicatissime nozze Bianchini-Dubois” in cui descrisse le proprie coltivazioni che si trovavano a Pieve di Soligo (a metà tra Conegliano e Valdobbiadene, sui pendii della “miceina”) in località Solighetto. Egli scrive:
“un quarto delle suddette Pertiche cen.380, non potendosi con esattezza precisare la quantità è tutta a vigneto, che piantai a viti Prosecche, più sicure ed ubertose di ogni altra qualità, e che danno un vino bianco sceltissimo, pieno di grazia e di forza“.
Nacque così in quegli anni la moderna avventura di un vino che in un secolo ha saputo conquistare il mondo. E a Pieve di Soligo (Solighetto e Collalto) va sicuramente il merito di avere contribuito, grazie al Balbi, alla affermazione del miglior Prosecco.”
Graziano Lazzarotto