Vino bianco sfuso da imbottigliare
Come da tradizione, anche quest’anno nel periodo Marzo/Aprile, in alcune piccole cantine tra le colline di Valdobbiadene, Pieve di Soligo e Conegliano, comprese quelle del network 77vintidó, si svolge come da tradizione la vendita del vino sfuso in damigiana da imbottigliare. Non si può più definire prosecco, anche se la zona è quella e l’uva glera anche, perchè le normative ed i regolamenti dei Consorzi di tutela del marchio riservano la denominazione soltanto ai vini in bottiglia.
È un rito che avviene da oltre 70 anni e che coinvolge soprattutto gli appassionati. Quelli che privilegiano le tradizioni e amano imbottigliare da sé il vino scelto, acquistato nella cantina di fiducia (in genere dopo appuntamento).
L’imbottigliamento viene fatto nel periodo Marzo/Aprile, tradizionalmente dopo la luna piena di Pasqua (e quindi in luna calante) controllando che il vino sia pronto e manifesti i primi segnali di ri-fermentazione.
Il risultato è il classico vino “col fondo”, che contiene in bottiglia un piccolo sedimento costituito dai lieviti.
Il prosecco “col fondo” imbottigliato in casa
Il “col fondo”, in particolare quello imbottigliato in casa, è la categoria più particolare di Prosecco Superiore. Ogni bottiglia, rifermentata singolarmente in modo naturale, tende a presentare caratteristiche uniche. Gli aspetti che caratterizzano i prosecchi di questa tipologia sono i tipici profumi di lievito e crosta di pane che assieme alla nota fruttata creano un bouquet inconfondibile. Al palato questa si differenzia dalle altre versioni di Prosecco per corpo, struttura e mineralità; con sfumature diverse a seconda delle zone e del mix di uve utilizzato insieme alla glera (perera, verdiso, bianchetta ecc).
Non esiste una descrizione standard delle caratteristiche di questa versione tradizionale del prosecco, visto che ogni annata si differenzia dalle altre. In più l’età della bottiglia incide molto sugli equilibri del vino che si modificano in modo molto dinamico nel tempo. Questa tipologia infatti, è quella che meglio asseconda l’invecchiamento del prosecco (per qualche anno, non certo per 20-30 come con il barolo).
Anche nel servizio questo vino presenta particolarità: ad esempio la temperatura di circa 8° – 9° C deve essere raggiunta senza shock (vedi abbattitori), per evitare spiacevoli riduzioni che talvolta si verificano. In più il prosecco col fondo dovrebbe essere scaraffato e servito quindi limpido (anche se alcuni lo propongono torbido, alla moda birraia…) in bicchieri da degustazione o comunque adatti a favorire l’ossigenazione.
Il bello di imbottigliare in casa
In estrema sintesi, una prima cosa bella dell’imbottigliamento fatto in caso è data dalla gita tra le colline di un paesaggio straordinario, alla ricerca della propria cantina, quella giusta, per acquistare il vino dopo i rituali assaggi dalle vasche, accompagnati talvolta da pane e sopressa.
Un’altra è che ognuno sarà in grado, attraverso le proprie personali scelte, dei vini, dei tempi e di alcune differenze di processo, di ottenere il proprio “prosecchino” o “cartizzino”, personale, unico, da stappare con famigliari e amici, con la convinzione profonda che sia il migliore del mondo 🙂